Lavorare su sé stessi per acquisire autorevolezza e visibilità attraverso attività pianificate di comunicazione simili a quelle intraprese dai brand, ecco in sintesi il personal branding.
Parlando di influencer marketing molto spesso parlo dell’importanza di guadagnare autorevolezza e fiducia dagli utenti in rete, così da diventarne punto di riferimento credibile. Un passaggio a cui associo spesso l’importanza di fare un corretto personal branding. Un termine tanto usato ma, mi accorgo, non sempre compreso nella sua totalità. Perché fare personal branding è molto più che postare (a raffica) sui social o aprire un blog.
Personal branding, cosa significa
Personal Branding vuol dire applicare le tecniche del Branding aziendale alle persone, impostando una strategia che possa aiutarle a valorizzare i loro punti di forza e comunicarli al meglio. Andando in concreto significa, tramite contenuti di qualità e una corretta presenza online, raccontare cosa sappiamo fare, come lo sappiamo fare e perché aziende e partner dovrebbero scegliere proprio noi.
Non significa dare un’immagine artefatta e fingere, ma amplificare i propri plus. È un viaggio che definisce e racconta agli altri chi tu sia veramente a livello professionale (ma non solo), un viaggio fatto di relazioni, networking, competenze, contenuti. Non basta “essere bravi” (è un buon punto di partenza, ma non si riduce tutto a questo), è fondamentale la nostra capacità di relazionarci, creare empatia e farsi riconoscere dagli altri come utile, come riferimento da seguire e, nel caso, coinvolgere in progetti e lavori.
Non può ridursi tutto ad una comunicazione verticale, ma deve avere la forma di un dialogo e non c’è dialogo senza la volontà di confrontarsi e condividere.
Il tuo brand è ciò che le persone dicono di te quando non sei nella loro stessa stanza
Questa citazione di Jeff Bezos, founder di Amazon spiega perfettamente il concetto. La gente valuta se affidarsi a noi sulla base della percezione che ha, su ciò che viene scritto e detto di noi. Un processo che online si amplifica enormemente, andando a definire quella che è la nostra reputazione.
Personal branding e reputazione
La reputazione è l’insieme di tutti gli elementi che contribuiscono a formare l’idea che gli utenti hanno di un marchio o, in questo caso, di una persona. Un fattore non tangibile dal punto di vista fisico, ma che contribuisce in modo netto ai successi o gli insuccessi di una realtà. Una vero e proprio biglietto da visita, un biglietto che porta con sé tutto ciò che persone ed utenti pensano, dicono, scrivono di noi.
Vi ricordate il caso Diesel Gate di Volkswagen? L’impatto negativo sulla reputazione significo grosse perdite a livello di vendita.
La reputazione è connessa strettamente alla credibilità che riusciamo a costruirci all’interno di un gruppo sociale. Ed è proprio qui che il personal branding diventa uno strumento fondamentale.
Perché come dice il Cluetrain Manifesto:
Il mercato online conosce i prodotti meglio delle aziende che li fanno. E se una cosa è buona o cattiva, comunque lo dicono a tutti.
Personal Branding: i vantaggi
Il personal branding, quando ben fatto, diventa una via preferenziale per acquisire autorevolezza, trovare nuove opportunità professionali o, perché no, migliorare la propria situazione lavorativa.
La credibilità e fiducia guadagnata diventano merce appetibile per brand, valori che hanno ricadute positive anche sulle aziende. Ciò che di buono la gente pensa di una persona viene trasmessa anche alla realtà dove questa opera, incrementandone nettamente la reputazione. Una buona posizione in LinkedIn, ad esempio, può essere una leva decisiva per battere la concorrenza di altri professionisti per un posto di lavoro o un progetto.
La reputazione ed un buon personal branding sono come una moneta, una moneta da spendere per il proprio futuro.
Personal Branding: come fare
Come detto fare personal branding significa lavorare strategicamente sulla propria persona, creando dei veri e propri piani di comunicazione come si fa per un’azienda. Sono molti quindi gli elementi da considerare e su cui lavorare. Vediamone insieme qualcuno:
Analizza le tue capacità e comprendi i tuoi punti di forza
Proprio come si fa per un’azienda, sia parte da analizzare il mercato e comprendere quali sono i miei vantaggi rispetto ai competitors. Saranno questi che spingeremo a livello di comunicazione, facendone base della nostra strategia di personal branding.
Sono queste le tue armi migliori, i vantaggi su cui far nascere relazioni e, soprattutto, una precisa attività di creazione di contenuti. I contenuti diventano il passepartout per mostrarsi agli altri e dimostrarsi di valore. Così attireremo prima interesse e in seguito quel decisivo dialogo per dar vita al proprio network. Come dico sempre influencer non si nasce, si diventa.
Mission e unique selling proposition
Comprendere i tuoi punti di forza è vitale, ma lo è altrettanto far capire qual è la nostra finalità, il nostro obiettivo e perché la gente dovrebbe seguirci. Fare chiarezza su questi punti ci aiuterà nella definizione della giusta strategia: voglio trovare un lavoro migliore? Voglio mettermi in proprio? Cerco nuovi clienti? Finalità diverse che necessitano di attività precise.
Rendere evidente e comprensibile la nostra mission è quindi indispensabile per noi, ma anche per gli utenti che così potranno subito capire meglio il nostro “progetto”e se siamo o meno giusti per loro.
Distinguersi ed essere unici
Una regola fondamentale a livello di brand che non poteva non diventarlo anche a livello personale. Differenziarsi significa essere originale, un valore capace di essere decisivo quando parliamo di attrarre interesse.
Essere unici significa avere un proprio stile, un tone of voice capace di renderci riconoscibili. originale, unico, ma soprattutto riconoscibile. La genet deve vedere i nostri contenuti e subito associarli a noi, trovando in questi qualcosa che solo noi siamo in grado di offrire.
Ne parlavo giusto qualche tempo fa riferendomi a come diventare influencer su Instagram e per spiegare meglio il concetto avevo usato come case study il noto account Instagram Kitchen Suspention (@kitchesuspension).
Sia ben chiaro, come già detto questo non significa fingere. Essere autentici ci preserva da rovinose creature, perché potremo anche recitare una parte, ma alla lunga gli scheletri nell’armadio diventano ingombranti ed è difficile nasconderli sul web. Come dice Matteo flora “sul web la trasparenza ce l’hai o te la fanno”.
La comunicazione visuale è fondamentale
I contenuti visuali non avranno lo spessore competenziale di post blog, white paper, ma hanno grande impatto sugli utenti, trasmettendo immediatamente quello stile e quella riconoscibilità di cui parlavamo. Differenti livelli di comunicazione con obiettivi altrettanto diversi: i contenuti del blog, ad esempio, ci servono per dimostrare il nostro know-how e dare materiale di valore agli utenti. Quelli visuali sono utili invece per diminuire la distanza, attirare l’attenzione e creare empatia.
Due livelli entrambi fondamentali per arrivare ai nostri target.
Costruisci una presenza online di qualità
Reputazione e relazioni non possono rinunciare ad una presenza su web e social adeguata. I social, soprattutto, sono fondamentali perché sono la piattaforma dove far vivere i nostri contenuti e soprattutto amplificarne la portata. Inutile dire tante belle cose se nessuno ci ascolta.
Non c’è personal branding utile senza una piattaforma e un network: così è solo parlarsi addosso. La gente ci soppesa andando a valutare come ci muoviamo online e quello che trovano formerà la loro idea di noi. Sbagliata che sia quella sarà e impatterà sul futuro rapporto.
Attraverso i social dobbiamo quindi:
- Creare un Audience
- Trasformare l’Audience in network
- Mostrare attraverso i contenuti le nostre qualità
- Generare dialogo e relazioni
I social non scordiamo mai che vanno trattati seguendo la loro natura. Su LinkedIn dovrò essere molto professionali, su Facebook invece posso utilizzare una chiave più visuale. Non scordiamoci poi che la componente relazionale sui social è vitale.
Misura i risultati
L’approccio è quello utilizzato dai brand: vale la stessa cosa per la misurazione. Misurare i risultati non solo significa comprendere se ne vale o meno al pena, ma soprattuto ci permette di correggere la rotta, massimizzando attività e investimenti.
Se saranno buoni avrai inoltre un perfetto case study, te stesso da raccontare per migliorare ulteriormente la tua authority e guadagnare consenso e possibili clienti/partner.
Fare Personal Branding su LinkedIn
Un discorso approfondito lo merita senza dubbio LinkedIn, social che per natura (professionale) è forse il terreno più fertile per una buona attività di personal branding. Il motivo essenziale è il suo essere totalmente (o quasi) orientato al mondo del lavoro. Ciò si traduce in un’attenzione particolare alle opportunità professionali che lì appaiono.
LinkedIn ha inoltre compreso l’importanza di un corretto personal branding dei suoi utenti: la creazione di Pulse è il miglior esempio. Attraverso la sezione blogging interna è possibile per gli editor acquisire grande visibilità grazie al valore dei contenuti. Una visibilità arricchita dall’audience, come detto business oriented. Dare un piano editoriale e sfruttare appieno Pulse è un passo fondamentale per il personal branding in LikedIn.
Alto plus notevole sono i gruppi. Si tratta di network verticali su un tema in cui confrontarsi e scambiarsi opinioni. Un altro modo perfetto per farsi notare, ma soprattutto creare dialogo e relazioni. Se siete curiosi vi invito a leggere questo post dedicato che ho pubblicato sul sito di Open-Box.