spontaneità s. f. [der. di spontaneo]. – La caratteristica, il fatto di essere spontaneo e non calcolato o affettato, come tendenza abituale a comportarsi con naturale franchezza e immediatezza, senza finzioni e senza falsi ritegni
A veder bene l’evoluzione dei contenuti che popolano le piattaforme social e, soprattutto, l’attività dei creator (trendsetter come pochi) è facile imbattersi in alcuni driver ben definiti, elementi caratterizzanti che segnano in modo netto ciò che produciamo (e vediamo).
Driver che non hanno sempre avuto questa rilevanza, ma che l’hanno riacquistata senza se e senza ma negli ultimi anni, complice la pandemia e l’affermazione di nuovi canali (TikTok e Twitch in primis).
Spontaneità e autenticità, sono elementi che condizionano non solo la content strategy dei creator, ma addirittura le scelte evolutive dei canali stessi. Formati come le Instagram Stories o le live ne sono il migliore esempio: contenuti che, per loro dna, vivono in presa (quasi) diretta riportando il contraddittorio a i primi anni dei social, dove la mission era raccontare se stessi. Evidenze che sono state il primo punto di interesse verso Snapchat e che ora sono alla base anche del successo di Twitch, ma soprattutto di TikTok.
Un racconto che però negli anni e con la consapevolezza delle potenzialità dei social si è appesantito di molte (troppe) sovrastrutture, proponendo visioni artificiali e artificiose che col tempo hanno mostrato assolutamente limiti.
Una derivazione che, come detto, ha perso energia, bloccata dalle scelte degli utenti in primis e dalla risposta delle piattaforme stesse, concentrate nell’offrire alla propria audience contenuti capaci di attirarli e tenerli sui loro schermi.
Ma davvero oggi possiamo guardare ai social pensando a spontaneità e autenticità?
Stile e formati
La domanda è meno retorica di quello che si pensi. Perché se è assolutamente vero che la tendenza, apparentemente, di utenti, creator e canali va in questa direzione, lo è altrettanto la necessità di capire cosa questo significhi, prima ancora di cosa comporti.
Partendo dal “come”, analizzando formato utilizzato, stile, tone of voice è chiarissima questa spinta verso una maggiore spontaneità/autenticità.
Utenti e piattaforme sono andati sempre più in questa direzione: i primi abbracciando una narrazione molto più quotidiana, vera, sempre più in presa diretta, i secondi offrendo e (spingendo) formati di contenuti che vanno in questa direzione, Stories/TikTok/Shorts e live su tutte.
Un approccio comune nella direzione, estremamente differente nelle motivazioni, che è stata per certi versi dirompente nell’impatto dell’experience degli utenti. Basti pensare a come la fruizione, ad esempio, dei contenuti di Instagram sia passata da verticale (feed) a orizzontale (Stories), ma non solo. L’esplosione dell’utilizzo delle live, l’affermazione dello stile TikTok, gli stream e i just chatting, “quasi” salotti capaci di creare relazioni “salde” tra streamer e utenti.
Dai Dai Dai
Se l’approccio, come stile e formati, è fortemente, quasi ossessivamente, orientato alla spontaneità, non è sempre così, invece, per i topic dei contenuti prodotti, quasi come se la forma fosse prioritaria sull’essenza, “vestire” di autenticità temi che non sempre tutta questa autenticità hanno.
No, non parlo tanto della questione fake news, troppo complessa, ma in realtà diversa, quanto delle verticalità (sempre più centrali) su cui si concentrano molti utenti e creator.
Basti pensare, ad esempio, ad alcuni dei topic che stanno trovando consenso. Tra questi la crescita personale (self-motivation e personal coaching, ecc) è forse il più evidente, sia in termini di creator che ne parlano che di contenuti e views generate.
Trovare il giusto mindset, migliorare e, negli eccessi, il come, step by step, lavorare su sé stesso per avere successo, perché se le generazioni passate alzavano lo sguardo ai TedX e simili, le nuove guardano, anche per queste esigenze, a TikTok o Twitch.
Frasi sentite e risentite, per certi versi scontate, ma che oggi vengono vestite da una forma il più “vera” possibile, spontanea, a sottolineare l’affinità e una sorta di “siamo simili e se ce l’ho fatta io, puoi riuscirci anche tu”.
L’approccio è quindi fortemente relazionale nel modo, ma certo non spontaneo e reale nel messaggio proposto.
Un corto circuito tra forma e contenuto che è evidente ad un’analisi attenta, ma che invece non ha impatto, pare sugli utenti, come a rafforzare il concetto che il come resti più evidente e rilevante, ad una fruizione superficiale, del cosa.
Abbiamo sì, lentamente riscoperto, l’importanza di un racconto credibile lato social, forse serve riavvolgere ancora il nastro alle prime attività di quelli che sarebbero diventati poi creator/influencer per ricordarci di guardare di più all’essenza del contenuto e alla necessità che questa sia affine alle esigenze, reali, degli utenti.