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Scritto ascoltando: Bugo – C’è Crisi
Giusto la scorsa settimana parlavo dell’importanza dell’utilizzo degli hashtag e di tool per aggregarli e sfruttarne al meglio le potenzialità. Penso che ormai abbiate capito il mio pensiero sulle parole precedute da cancelletto, quindi vi risparmierò altre chiacchere in questo senso!
Una ricerca pubblicata in questi giorni da Twitter mi ha però portato a riflettere sul ruolo e l’uso degli hashtag. Tranquilli, non ho cambiato idea, ma certamente alcuni dei numeri presentati non possono non far riflettere. Adesso sedetevi e preparatevi, perché la news è dirompente: la divisione ads di Twitter ha rilevato che i messaggi pubblicitari con finalità specifiche e call to action che contengono menzioni o hashtag hanno performance notevolmente sotto media.
“Ma come- direte- sono anni che guru, esperti, persino te, ci racconti di quanto siano elemento essenziale e come non possano essere tralasciati ed ora invece si scopre che non sono vantaggiosi in chiave di metriche e risultati?!?”
Stando ai dati della ricerca è proprio così. Ma vediamoli questi dati. Su campagne per portare traffico ad un sito web, i tweet che non presentano # o menzioni ottengono un rilevante +23%. Non male come incremento. Se invece l’obiettivo è far installare un’app la percentuale si ferma ad un più “lieve” 11%.
Una questione non tanto di scarsa utilità di hashtag o menzioni, quanto più di “distrazione” per l’utente, perso tra troppi elementi cliccabili e quindi meno indirizzato a portare a termine l’azione desiderata.
Una questione di obiettivi come spiega Anne Mercogliano, responsabile del marketing di SMB Twitter:
“Se stai cercando di partecipare ad una conversazione, si dovrebbe assolutamente utilizzare un hashtag. Ma per incentivare ad uno specifico clic che porta fuori Twitter, la miglior cosa è limitare il rumore”
Less is more quindi, in particolar modo quando quel less è un obiettivo ben delineato e di rilevante valenza per la nostra attività su Twitter. Evitare altri elementi significa guidare l’utente facendogli conseguentemente percepire la volontà che sta dietro la creazione di quel preciso contenuto. Limitare il “rumore” ci permette di fargli sentire chiaramente cosa vogliamo dire.
Considerazioni che ci portano, come spesso accade, a riflettere su uno dei punti chiave di una buona strategia social: avere sempre ben chiari i propri obiettivi, perché sono sempre quelli a dover guidare ogni nostra scelta, ogni nostra azione. Perché solo così la comunicazione social diventa elemento strategico, non dimentichiamolo mai.
Continuiamo ad usare quindi i nostri cari hashtag, ma senza abusarne… perché il rumore, non piace a nessuno.