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Scritto ascoltando: Nine Inch Nails – Wish
Che il tema degli influencer sia “caldo” negli ultimi tempi non è certo una novità. Tra chi ne osanna ruolo e qualità e chi li definisce “cialtroni cosmici”, non passa giorno che non veda apparire su social e web contenuti e giudizi su questi particolari utenti. Percezioni molto interessanti perché in grado di restituirci in modo trasparente il reale pensiero degli internauti italiani e comprendere meglio aspetti che altrimenti rischierebbero di passare inosservati.
Proprio per questo ho deciso di procedere con un approccio più analitico, realizzando un’analisi approfondita lato Italia. Dati concreti che metto a vostra disposizione e che sono certo chiariranno molti punti spesso nebulosi. Ma per realizzare analisi di questa portata servono sì la volontà, ma soprattutto gli strumenti giusti. Un problema risolto grazie all’ennesimo aiuto di Matteo Flora e dei ragazzi di The Fool che mi hanno messo a disposizione (ancora grazie!) uno dei migliori tool al mondo lato web listening, Crimson Hexagon (si può dire figata pazzesca?!?).
I parametri della ricerca
- Data range: dal 1 Gennaio 2014 al 23 Ottobre 2016, così da mostrare la variazione negli anni del tema
- Keyword: influencer e tutti i sinonimi ad esso connessi (Tweetstar, instagramer, youtuber, opinion leader)
- Canali analizzati: web, social e forum
- Nazione e lingua: Italia
Influencer: un trend di conversazioni in continua crescita
Nel periodo di tempo esaminato sono 50.030 i contenuti trovati, con un’ascesa rilevante da inizio 2015 e soprattutto in questo 2016 con volumi quadruplicati rispetto al 2014. Dati che confermano l’attenzione (anche eccessiva) dedicata al tema influencer.
Passando al sentiment della rete sul tema influencer iniziamo a vederne delle belle. Sì, perché grazie a Crimson Hexagon e al suo sistema di machine learning (avete letto bene) è possibile creare analisi molto più approfondite. Basta un rapido training e l’AI sarà in grado di capire come “etichettare” i contenuti trovati. Non solo positive o negative, ma possiamo anche andare a suddividere queste macrocategorie con voci più precise, utili a capire meglio quali siano i driver che segnano la percezione degli utenti.
A predominare è, inaspettatamente visto le polemiche, un senso di positività (42%) verso il tema influencer. Un senso che si fonda sull’elemento dell’utilità (27%). Lato negative è invece la mancanza di credibilità (17%) a farla da padrona. Una problematica non certo nuova, ma che deve far profondamente riflettere sulle implicazioni legate alla reputation dei diversi influencer, la più rilevante leva per loro.
Influencer: i principali attori in rete
Altra perla di Crimson Hexagon è l’analisi (praticamente in real time) degli account coinvolti, capace di restituirci gli altri topic da loro trattati. Una funziona fantastica, per la serie come ti sforno al volo le buyer personas. Blogging, politica e advertising sono alcuni delle affinities evidenziate. Non mancano stranezze, come ad esempio la presenza del topic calcio (es. SS Lazio soccer).
Per quanto riguarda gli influencer sulla tematica influencer (un rompicapo degno dei migliori giochi di parola), ovvero i profili Twitter più influenti, al di là delle testate online, spicca una delle prime influencer italiane nel senso attuale del termine, Selvaggia Lucarelli, e alcuni esponenti del mondo digital come Riccardo “Skande” Scandellari, Domitilla Ferrari e Franz Russo. Sorpreso positivamente anche dalla presenza dell’amico Simone Bennati aka Bennaker.
Gli utenti più attivi vedono in vetta Augure Italia, software house specializzata in tool per l’influencer marketing, l’account del Social Media Marketing Day, Michelangelo Giannino e (eccolo che ritorna) Riccardo Scandellari. Attori rilevanti, capaci di toccare su Twitter le 270 milioni di impression potenziali.
Influencer: i driver da cui nascono le conversazioni
Chiudo con un’altra chicca che Crimson Hexagon mi permette di proporvi. Certo , i contenuti che mi interessano sono quelli collegati al tema influencer, ma su quali topic partono questi? Se ne parla per la potenzialità o per l’audience? Per i compensi o solo per farci ironia?
Grazie al machine learning ho suddiviso il volume di ricerca trovato in 9 categorie tematiche, quelle a mio avviso più interessanti ed esplicative del fenomeno.
A dominare sono gli spunti ironici (21%), ovvero come ti prendo in giro una categoria di riferimento con battute al vetriolo. Un trend che pare comunque in discesa, diminuito nettamente nell’ultimo periodo analizzato.
A seguire i post legati al fattore audience e alla quantità di follower (17%), tema sempre presente e su cui non manca mai una spasmodica attenzione. Qui invece il volume di post è in crescita, probabilmente spinto dalle sempre più frequenti campagne di influencer marketing e dalla facile riduzione del fenomeno in un mero dato quantitativo.
Sempre legato all’influencer lato marketing anche i post relativi all’How to (16%), ovvero contenuti più tecnici realizzati per spiegare come approcciarsi a questa disciplina. Come individuare gli influencer e come creare una campagna sono esempi classici.
Sorpreso dalla politica (6%), un tema che non avrei mai collegato così strettamente agli influencer ma che invece, seppur in maniera ridotta, è presente e sentito tra troll, opinion leader e utenti pagati per fare o non fare qualcosa.
Stupito invece dalla poca rilevanza del tema compenso (6%), forse più rilevante per noi del settore che per la massa. Come da sempre, penso che non sia un problema dell’utente il fatto che l’influencer sia o meno pagato quanto più del brand che lo coinvolge (etica e leggi).