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Scritto ascoltando: Kenny Loggins – Danger Zone
Non c’è dubbio che la teoria sia importante. Aiuta a comprendere aspetti, prassi e molti degli elementi utili a dar vita ad attività vincenti. Per questo amo la teoria, ma non sempre basta. È altrettanto vero che l’analisi di progetti reali sia ugualmente vitale, permettendo spesso di comprendere aspetti pratici riutilizzabili in concreto nel proprio lavoro. Concentrandoci su campagne reali è molto più semplice capire la reale portata di un fenomeno e, soprattutto, prendere atto degli aspetti essenziali che l’hanno caratterizzata.
Un processo di reverse engineering, che lavorando a ritroso ci segnala i punti vincenti (o perdenti) di un progetto, permettendoci, con le dovute differenze del caso, di riproporli. Un approccio essenziale per rispondere a domande del tipo “perché questa campagna ha avuto tanto successo?“.
Tra i settori che utilizzano da tempo gli influencer per progetti dedicati, il gaming. è senza dubbio uno dei più rilevanti. Le aziende in questo ambito sono state tra le prime a comprendere il potenziale di questi particolari utenti, coinvolgendoli e facendoli diventare parte stessa dei processi comunicativi del brand.
La predisposizione naturale di questi utenti (nerd s the right way!) al mondo della tecnologia e dei computer li ha portati per prima a sfruttare appieno i mezzi di comunicazione digitali. Nella maggior parte dei casi si trattava di Youtube, dove nascevano riprese di gioco che nel tempo sono diventate recensioni e poi vere e proprie guide. Negli anni alcuni utenti sono riusciti a guadagnare un seguito ed una autorevolezza incredibili con numeri di visualizzazioni da capogiro. Alcuni esempi? Lo YouTuber svedese Felix Kjellberg, conosciuto online come PewDiePie,ha oltre 36 milioni di follower ed è corteggiato a suon di dollari dalle aziende più importanti.
Audience minore ma in forte crescita invece per Markiplier (Mark Edward Fischbach). “Solo” 10 milioni di follower per lui che però continuano a crescere ad un ritmo incredibile. Uno delle figure con maggior capacità di eco e rendere virale un contenuto: un suo video è riuscito ad ottenere una reach di 5.5 milioni di view in meno di 4 giorni.
Un mercato, quello del gaming, da 1.2 miliardi di utenti attivi (!) con esempi illuminanti nel campo dell’influencer marketing.
Non mancano esempi anche Italia. L’azienda Rortos, specializzata nella creazione di giochi di simulazione via app ha dato vita ad un’interessante campagna di influencer marketing per il lancio della sua ultima fatica: Italian Navy Sim. Il simulatore, nato in collaborazione con la Marina Militare Italiana, ha visto un evento di presentazione dedicato ai più importanti influencer di settore (giornalisti, blogger, gamer), realizzato tra l’altro in una location davvero emozionante, la nave scuola Amerigo Vespucci.
Il progetto è stato seguito da Star2Com, agenzia italiana specializzata nell’ambito gaming.
INFLUENCER COINVOLTI
Oltre 20 figure selezionate, figure autorevoli con un seguito fortemente targettizato nel mondo gaming (tra i tanti segnalo la crew di Game Time e di Multiplayer.it). Agli esperti sono stati aggiunti utenti più “trasversali”, utili a raggiungere un pubblico più generico (i videogiochi, soprattutto quelli via app, sono ormai per tutti).
La competenza e la verticalità sono i fattori principali che hanno condizionato la selezione, necessitando il progetto di un notevole knowhow.
L’EVENTO
Ad una classica conferenza stampa con presenti i responsabili Rortos e alcuni alti rappresentanti della Marina, è seguita una fase di presentazione e testing del simulatore, avvalendosi anche dei Google Cardboard e delle funzioni di VR supportate dallo stesso.
La scelta della Vespucci è un altro punto rilevante del progetto, fondamentale per creare da subito affinità con il progetto e far vivere agli influencer una vera experience, fatta in primis di emozione e sorpresa. Un modo per dare concretezza a qualcosa, il gioco, che di concreto non può certo avere molto. Ad aggiungere pathos ci ha poi pensato la realtà virtuale.
Il fattore dell’experience non mi stancherò mai di sottolineare quanto possa essere vitale e fare la differenza in positivo. Perché capace di “lasciare” qualcosa all’influencer e coinvolgerlo davvero. Elementi che aiutano a farlo lavorare al meglio e a creare quell’affinità che pagherà in questo progetto, ma soprattutto nel lungo periodo. Difficilmente ci dirà no dopo eventi capaci di segnarlo, come difficilmente si limiterà al “compitino” di una semplice recensione.
Non esiste case study che si rispetti senza i dati. Nel solo giorno dell’evento sulla Vespucci si sono registrati:
- Messaggio lancio simulatore su pagina Facebook: 456 condivisioni – 120mila visualizzazioni – 56mila persone raggiunte.
- La diretta di Game time ha invece generato: più di 700 commenti – 19mila persone raggiunte – 1.100 visualizzazioni.
Non solo vanity metrics: le attività legate agli influencer hanno portato ad oltre 5mila download del gioco sugli app store. Un risultato notevole se pensiamo ad un prodotto di settore e al solo mercato italiano.
Un ROI notevole, che difficilmente era ottenibile attraverso campagne “canoniche” o le sole social ads. Un esempio che, quando si parla di influencer marketing, non è sempre e solo fuffa.