L’utilizzo di machine learning e intelligenza artificiale (AI) sta rivoluzionando ogni aspetto del mondo della comunicazione digitale (e non solo quella). Gli enormi e costanti miglioramenti tecnologici rendono i campi di applicazione quasi illimitati, migliorando il lavoro e la qualità di molteplici attività. Un cambio di paradigma che sta profondamente cambiando le dinamiche aziendali e, come era stato previsto prima dell’inizio dell’anno, l’apprendimento automatico segna il passo soprattutto nel campo del marketing e della pubblicità.
Advertising, web listening (ne è esempio Crimson Hexagon che utilizziamo in Open-Box), social e, perché no, anche l’influencer marketing.
AI al servizio dell’influencer outreach
Automazione e apprendimento automatico semplificheranno anche il processo di selezione delle figure da coinvolgere nei progetti d’influencer marketing. Oggi, nonostante tool dedicati, è ancora molto lungo e dispendioso il processo di creazione di una campagna: telefonate, mail, messaggi. Passi che appesantiscono il timing e fanno lievitare i costi, ma soprattutto rubano tempo ad attività fondamentali come la strutturazione della campagna o la creazione del concept.
Attività che potranno diventare rapidi e più efficienti se guidate dall’AI. Il supporto della macchina permette infatti di limitare gran parte del rumore di fondo che abbiamo durante la fase di outreach, ma soprattutto effettuare la selezione in modo realmente data driven. L’intelligenza artificiale lavora per noi, analizzando i dati e verificando le figure più in linea con il progetto, il brand e la sua audience.
Partire dai dati, non significa rinunciare alla qualità. Grazie al riconoscimento delle immagini è possibile analizzare anche i contenuti prodotti. Così si può realmente valutare gli interessi e i gusti degli utenti e rispondere con il creator giusto. L’AI permette di avere un’accurata analisi visiva di milioni di post, determinando appunto quali influencer hanno la più alta probabilità di generare coinvolgimento quando parlano di un prodotto o di prodotti simili.
AI che diventa fondamentale anche per prevenire errori di giudizio. Viviamo in un mondo digitale con un gran numero di fake news e di profili e follower falsi. Sbagliare giudizio è quindi molto più facile di quello che sembra o, per essere sicuri di non correre rischi, siamo costretti a estenuanti attività di controllo. L’AI ci fornisce strumenti in quest’ottica, garantendo maggiore trasparenza.
AI e influencer marketing, i primi esempi
Un approccio, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, che trova già diversi esempi pratici. Openinfluence è un’azienda che utilizza AI e Machine Learning per gestire algoritmi sofisticati per ridefinire cosa sia un influencer. Dati come il conteggio dei follower e la demografia dei canali social del pubblico vengono analizzati in modo automatico, così da aiutare aziende e agenzie ad avere un’istantanea più completa e prendere decisioni strategiche
Ma Openinfluencer non si ferma all’analisi, ma predice. Ad esempio, è possibile prevedere con quali influencer potrebbe essere difficile lavorare o con quali la nostra campagna avrebbe performance peggiori.
Su falsa riga anche Influential, piattaforma di Social Intelligence per trovare influencer. Un tool che si avvale non di un AI qualunque, ma di una delle più sofisticate e conosciute, IBM Watson.
L’idea alla base del progetto è di rendere gli influencer più prevedibili per i brand, puntando a far ottenere risultati misurabili.
La tecnologia di Social Intelligence di Influential, basata su Watson, esamina fattori come la rilevanza psicografica e contestuale per i brand così da identificare profilo e personalità delle diverse audience sulla base dell’analisi dei dati derivanti dai social media. Attraverso l’intelligenza aumentata e l’apprendimento automatico, Influential abbina i marchi con gli influencer più adatti, in base alla probabilità di creare con questi campagne di successo.
Un approccio che piace ai grandi marchi: Influential collabora già con diversi brand di Fortune 500 come Coca-Cola Company, Nestle, Fox TV, General Mills e Sony Pictures. Hyundai ha collaborato con Influential per definire il target di riferimento per la nuovissima Kona e su questa base e poi stata creata la strategia di influencer marketing.
Stesso meccanismo portato avanti da Socialbakers nella sua recente features di influencer marketing e da Facebook per la creazione di Branded Content Matching. Analisi dei dati dell’audience di Facebook e Instagram per selezionare i profili di influencer più affini in modo totalmente data driven.
Se è l’AI a diventare influencer
Ma l’intelligenza artificiale e il suo utilizzo nell’influencer marketing porta ad immaginari ben più estremi, immaginari che sono già realtà. Miquela Sousa (@lilmiquela) è la prima influencer virtuale nata su Instagram, seguita da persone reali e già entrata dei brand.
Il progetto nasce ad aprile 2016, fatto crescere (nel vero senso della parola) giorno dopo giorno a suon di post di vita privata, proprio come farebbe un utente qualunque. Prodotti, consigli e persino lotte per cause sociali (#blacklivesmatter), tutto quanto mai reale.
Il successo sta proprio nel suo essere “normale”, persino nel suo aspetto fisico costruito. Una bella con i classici, ma affascinanti, difetti di ognuno di noi. Un successo dimostrato dagli oltre mezzo milione di follower su Instagram.
Il passo verso le prime collaborazioni è stato breve: Miquela collabora con brand di beauty, riviste e ha persino creato dei singoli musicali disponibili in download e streaming su iTunes e Spotify. Ha fatto molto clamore la sua collaborazione con Prada durante la Milano Fashion Week.
Un domani influencer “sintetici”, con dietro un’intelligenza artificiale potrebbero invadere le feed dei social, interagendo direttamente con gli utenti reali. Fantascienza? Meno di quello che si possa pensare.
Costruire influencer “su misura”, che rispettino cioè lo stile del brand e i desideri degli utenti è il sogno di ogni marchio. Quasi una necessità visto i grandi budget investiti nell’influencer marketing e il conseguente obbligo di essere performanti.
Un desiderio che però non considera uno degli elementi più rilevanti dell’influencer marketing: la spontaneità e la credibilità. Se è vero che viviamo in un momenti di forte esposizione degli influencer, momento in cui la visibilità sembra l’unico kpi rilevante, è altrettanto reale che la saturazione del mercato costringerà presto i brand a dover ripensare la strategia di utilizzo degli influencer, andando in direzioni ben differenti. Il trend dei micro influencer esploso nell’ultimo anno è un indizio in tal senso.