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Scritto ascoltando: Men at Work – Who Can It Be Now
Inauguro oggi una nuova rubrica fissa in My Social Experience, una rubrica dedicata al dialogo con i migliori esperti di comunicazione digitale. Un modo per arricchire i contenuti del blog (data la “verticalità” estrema degli specialisti scelti), ma soprattutto per aggiungere quella fondamentale pluralità di punti di vista ed esperienze. Una condivisioni di conoscenza che reputo un elemento irrinunciabile nell’economia odierna ed in tutto ciò che riguarda il web. L’essenza più vera dello sharing a cui tanto siamo abituati nel mondo social, che qui diventa reale motore di divulgazione e condivisione.
Oggi, per il difficile compito del debutto, è il turno di un vero “pezzo da 90” del web, Mirko Saini, celebre in rete per la conoscenza del più “complesso” dei social, LinkedIn. Con lui parleremo infatti delle tante opportunità che questo social propone ad aziende e lavoratori.
Potrei continuare a raccontarvi le tante competenze di Mirko, ma preferisco lasciargli la parola…
È vero. Nonostante i raggiunti 7 milioni di iscritti in Italia, ancora molti considerano LinkedIn come la trasposizione on line dei propri curricula vitae. Ti voglio dare un motivo che da solo, come si sul dire, “vale il prezzo del biglietto”.
Di tutti i social network, nati per (generalizzo) intrattenere, concederci una pausa LinkedIn è l’unico che si differenzia.
LinkedIn serve per lavorare e solo per quello. L’aperitivo lo organizzi con Facebbok o al massimo con Twitter. Non ci sono “inganni”. Tutto si svolge alla luce del sole. Se sei su LinkedIn è perché vuoi utilizzarlo per fare business. Se ti contatto su LinkedIn è perché mi interessa comunicare con te per fare business e tu che ricevi il mio contatto (in qualunque modo si manifesti) non puoi che sapere questo.
Capisci Matteo che è un enorme vantaggio. È diretto. Mi piace per quello. Pochi giri di parole. Pensaci bene, comunicare o disegnare una strategia in questo ambiente è per certi versi più semplice. Qui trovi persone, professionisti che cercano contenuti per migliorare la propria formazione professionale. È l’unico social dove l’interuption marketing velato delle inserzioni di Facebook, Twitter o altri social è azzerato. A mio parere l’utente LinkedIn ha il medesimo approccio che ha quando, mosso da bisogno manifesto, inserisce in Google le sue belle keywords in cerca della sua soluzione. Certo. Qui devi curare particolarmente il contenuto e devi fornire immediatamente sostanza. Ma, e credo ancor per poco, chi comincia ora ad utilizzarlo come si deve avrà un certo vantaggio competitivo sul resto della concorrenza. Gli early adpter (in senso pro-attivo) si sa che accumulano un vantaggio difficilmente colmabile da chi segue.
Cominciamo col precisare che personalmente vedo LinkedIn maggiormente indicato, oltre che per i professionisti che voglio fare personal branding, per aziende operanti nel B2B. Per loro LinkedIn è il terreno di caccia ideale del web 2.0. I vantaggi sono molteplici:
- Ha le Pagine Aziendali più strutturate che la galassia social mette a disposizione, Basti pensare a quella “cosa” magnifica e pochissimo utilizzata delle Pagine Vetrina
- La profilazione del target per ruolo o per azienda è evidentemente, oltre ad essere unica, un bel vantaggio per le aziende (e i professionisti)
Pensa all’opportunità di creare Gruppi tematici all’interno dei quali fare cultura del prodotto oltre che branding.
Puoi utilizzare inoltre la piattaforma per fare marketing interno. Se un azienda forma il proprio staff ad utilizzare la piattaforma si ritrova in sostanza ad avere dei veri e propri ambasciatori del proprio brand.
Tieni presente che l’azienda per la quale uno lavoro, dopo nome e qualifica è il terzo elemento distintivo di un profilo e lo accompagna ogni volta che questo si muove all’interno della piattaforma.
Sulle funzionalità da offrire al proprio utente direi che ancora molto si deve fare. Mi viene in mente per esempio che migliorare l’interfaccia grafica per rendere meno criptico l’uso di determinati strumenti avvicinerebbe molto al completo utilizzo della piattaforma con conseguente allargamento della base utenti. Per quanto riguarda Pulse il mio giudizio è tutt’ora sospeso.
Da una parte trovo che la tendenza a restituirci troppi contenuti in lingua inglese e quindi spesso avulsi dal contesto italiano sia da migliorare. Probabilmente migliorerà all’aumentare della produzioni di contenuti da parte delle aziende di casa nostra. Di contro non ti nascondo che 1 visitatore su 5 al mio profilo arriva proprio da chi in Pulse ha letto i miei contenuti.
Sono d’accordo. A patto che le nostre aziende sappiano cogliere l’opportunità che hanno davanti. Lo sbarco in Cina è di febbraio e da non molto LinkedIn, pur facendo una sorta di patto col diavolo con la censura cinese, ha chiaramente manifestato l’interesse a espandersi in questo enorme mercato con potenzialità immani (tieni presente che ad oggi Cina e Italia pesano come numero di iscritti allo stesso modo).
LinkedIn, in un periodo in cui non si fa altro che parlare di internazionalizzazione delle nostre aziende, non può non essere considerato strategico. A riguardo però sono un filo scettico. Vedo in Italia ancora troppa arretratezza nel Digital Marketing. Se qualcosa si è mosso negli anni nel B2C poco ho visto fare dalle aziende operanti nel b2B. Basta guardare quante delle aziende che compongono il nostro tessuto industriale siano tutt’ora sprovviste persino di un sito web. Paradossalmente è più semplice che il negozio di abbigliamento sotto casa mi chiami per dirmi che vuole costruirsi una strategica presenza online che non una delle centinaia di Pmi presenti nella mia e nella tua provincia d’origine (ndr Brescia).
Oggi il segreto è capire chi è il nostro interlocutore, il nostro buyer persona. Capirne e conoscerne caratteristiche, gusti, abitudini e bisogni per potergli offrire servizi e prodotti che rispondano alle sue esigenze.
Da qual che vedo i grandi players si stanno tutti concentrando a fornire a chi fa marketing gli strumenti migliori per raggiungere la o le nicchie di mercato che necessariamente saranno sempre più piccole. Direi che non abbiamo ancora visto la coda lunga di Anderson.
Sono curioso come molti di scoprire cosa Facebook ha in testa con Atlas, come Google risponderà e soprattutto capire in che modo prima o poi Amazon sbarcherà nel mondo del digital marketing e quali strumenti per sfruttare l’enorme mole di dati che ha dei propri consumatori consegnerà nelle mani dei marketers.