Tempo di lettura: 3 min. e 14 sec.
Scritto ascoltando: The Buggles – Video Killed The Radio Star
Per i 90 anni delle sue stazioni radio la Rai è stata capace di sorprendermi, dando vita a #radioemozioni, una campagna davvero innovativa per messaggio, modalità, scelta dei canali. Una scelta coraggiosa (ancor di più se fatta da una realtà spesso poco propenda alle novità), che dimostra ancora una volta che a volte basta poco per creare iniziative originali e d’impatto.
Ma andiamo per ordine. Come si è sviluppata #radioemozioni? In modo semplice quanto irriverentemente geniale: durante tutta la giornata di Lunedì 6 Ottobre i programmi dei canali Tv Rai (film, telegiornali, trasmissioni), sono stati improvvisamente interrotti (senza preavviso) da una voce che ricordava alcuni tra gli eventi più importanti di questi primi 90 anni di radio. Messaggi che hanno fatto la storia della Radio ma dell’Italia stessa, amplificando appunto quello stretto legame tra il primogenito dei media mainstream ed il paese (per la descrizione completa dell’iniziativa vi rimando a questo post di Roberto Venturini).
Una campagna originale per la proposta ma soprattutto per la tecnica di trasmissione utilizzata, una tecnica in pieno stile guerrilla marketing. I messaggi divengono vere e proprie incursioni, arrivando senza preavviso e controllo come in un atto di sabotaggio. Una “guerriglia” pilotata dalla stessa Rai che riesce comunque ad ottenere i medesimi effetti di sorpresa e “rottura”, raggiungendo lo scopo prefissato: colpire lo spettatore massimizzando l’impatto del messagio proposto (i 90 anni di radio Rai).
Un’ennesima dimostrazione (se ancora ce ne fosse stato bisogno) di come il marketing non-convenzionale vada ormai ampiamente sdoganato e di come possa divenire un alleato insostituibile se ben utilizzato. Sì, uno strumento in più da utilizzare sapientemente e , come sempre, nella giusta situazione.
La campagna, data la natura virale, si è avvalsa ampiamente dei social media e di una specifica attività di digital pr, coinvolgendo influencer della rete. Una comunicazione davvero crossmediale, una delle caratteristiche che rende #radioemozioni un interessante esempio nel panorama italiano. Crossmedia, ma non solo. Siamo infatti di fronte ad una vera contaminazione dei media, e non solo web. La radio travalica i propri confini, venendo “trasmessa” in un canale così diverso, la tv; Il messaggio audio protagonista nel media visuale per eccellenza. Una contaminazione a più livelli, che diventa base stessa della campagna, protagonista quanto il messaggio stesso.
Contaminare, un elemento che è e sarà sempre più chiave nei prossimi anni. Non è infatti solo questione di crossmedialità, di declinare i messaggi nei diversi media, ma di dar vita a progetti comunicativi che abbiano nel loro stesso dna la propensione e la capacità di essere multicanale, contaminati appunto. Una differenza spesso impercettibile, ma quanto mai sostanziale, fondamentale per evitare un’eccessiva frammentazione del messaggio e favorire passaparola e viralità.
Proprio per questo dobbiamo valutare le nostre campagne nella loro interezza, iniziando a guardarle da un piano diverso, più ampio. Una progettualità a 360°, che diviene irrinunciabile per sfruttare appieno le potenzialità dei numerosi canali a nostra disposizione, web e social in primis.
Cosa aspettate a lasciar contaminare la vostra prossima campagna?!?